Il Creatore
nella poesia russa
Le origini
Nella poesia russa limmagine di Dio
Creatore appare praticamente fin dai primi passi della sua esistenza
ufficiale. Uno dei padri della poesia russa e ritenuto il famoso Michajlo
Lomonosov (1711-1765), un ragazzetto di campagna arrivato a Mosca a piedi
per studiare e diventato in seguito uno scienziato enciclopedista, fondatore
dellAccademia delle scienze russa e dellUniversita di Mosca, che a
tuttoggi porta il suo nome. Fino a quel momento la poesia aveva
generalmente un carattere anonimo, popolare o ecclesiastico. M. Lomonosov e
uno dei primi poeti russi conosciuti.
Al suo nome e legato limprovviso fiorire della conoscenza scientifica e
naturale in Russia. Cio che e particolarmente interessante, e che tale
scienza negli altri paesi europei aveva generato una tendenza allateismo,
mentre in Russia, in buona parte grazie alle posizioni di Lomonosov, essa
favori il rafforzamento della fede nella potenza illimitata del Creatore.
Quando il poeta Trednjakovskij scrisse della pluralita dei mondi, e il
Santo Sinodo trovo il suo poema contrario alla Sacra Scrittura, proibendo
allo stesso tempo la pubblicazione della traduzione del poema di A. Pop
Lesperienza delluomo, Lomonosov rispose con la satira Inno alla barba,
affermando che la conoscenza della natura puo soltanto rafforzare la fede e
lammirazione del Creatore.
Aspetto cronologico
Anche se la quantita di
poesie dedicate al Creatore nella poesia russa non e paragonabile a quella
dei soggetti evangelici, esse tuttavia occupano in modo continuativo tutto
il periodo che va dal XVIII al XX secolo, Vorrei ricordare soltanto alcuni
poeti:
M.
Lomonosov (1711-1765)
G.
Derzhavin (1743-1816)
F.
Kljuciarjov (1751-1822)
F. Glinka
(1786-1880)
V.
Kjuchelbecher (1797-1846)
A.
Chomjakov (1804-1860)
A.
Polezhaev (1804-1838)
A. Koltsov
(1809-1842)
M.
Lermontov (1814-1841)
A. Fet
(1820-1892)
A. Majkov
(1821-1879)
D.
Merezhkovskij (1866-1941)
A. Blok
(1880-1921)
S. Esenin
(1895-1925)
Limmagine del Creatore
In genere nella
rappresentazione di Dio Creatore i poeti si attenevano alle concezioni
convenzionali. Per esempio, G.Derzhavin e F.Kljuciarjov parlano di Lui come
di un essere infinito, eterno, onnipresente, onnipotente, Soltanto A.Koltsov
propone questo passaggio filosofico:
Il Padre della luce e leternita;
il Figlio delleternita e la forza;
lo Spirito della forza e la vita.
Dal punto di vista della teologia
questo brano e un po confuso, per non dire oltre, soprattutto ricordando
la formula del Simbolo della fede, Luce da luce. Ma la poesia e il
frutto piu della percezione emozionale-sentimentale del mondo, della
percezione dellanimo, piu che della logica e dello spirito. Questo e
tanto piu vero per la Russia, dove la teologia fino al XIX secolo era un
affare esclusivamente clericale e la linea di demarcazione tra larte
ecclesiastica e quella laica era assai netta.
Conosciamo il Creatore?
Molti poeti hanno preso in considerazione la questione della conoscibilita
del Creatore. E se G.Derzhavin (Nessuno lo ha potuto raggiungere),
F.Kljuciarjov, A.Koltsov e V.Kjuchelbecher (Egli e mistero per gli
occhi dellanima) ritenevano che Egli fosse assolutamente
inconoscibile, K.Batjushkov rispondeva invece cosi:
Voglio raggiungerTi, lo voglio e non ti
raggiungo.
Voglio non sapere di Te, voglio e Ti trovo.
Questo frammento e pure assai
ambiguo. Dio si rivela alluomo per volonta propria, ma non si impone,
lasciando la liberta di accettarLo o rifiutarLo. Anche se forse qui gioca
un suo ruolo la complessita stilistica della costruzione, propria del
periodo iniziale della poesia russa dautore: voglio non sapere e un
decisione nettamente positiva (dal punto di vista della volonta); non
voglio sapere significa soltanto lassenza di desiderio, lincertezza della
decisione, e in questa situazione la scoperta di Dio e assai probabile.
E necessario conoscerLo?
Tuttavia esiste anche un
altro aspetto della questione: e necessario per luomo in generale la
conoscenza di Dio? V.Kjuchelbecher scrive:
Anche se lintelligenza non raggiunge Dio
A che le serve? Io Lo vedo:
La in mezzo alla distesa di stelle
Qui nel profondo del mio cuore.
A.Majkov spiega cosi il fatto che
luomo non abbia bisogno di conoscere Dio: Egli sa tutto, conosce tutti
i misteri e sa che per te [per luomo] e ancora presto per
conoscerli. Eppure il famoso poeta M.Lermontov obietta:
Quando nella sottomissione dellignoranza
Il Creatore ci condanno a vivere
I desideri inestinguibili
Egli pose nellanimo nostro.
Il Creatore e le catastrofi
E assai interessante che nella stragrande maggioranza dei poeti russi il
Creatore si associ anzitutto alla natura ostile, ai fenomeni naturali piu
terribili e incontrollabili: il tuono, i turbini, la pluralita dei soli
(F.Kljuciarjov, A.Koltsov), le nuvole, le montagne, i mari (K.Batjushkov),
luniverso (A.Chomjakov, V.Kjuchelbecher). Ma questo e comprensibile.
Tuttavia D.Merezhkovskij e F.Glinka trovano Dio non nelle tempeste o nel
fuoco, bensi nel silenzio, e questa e gia unilluminazione.
Il noto poeta A.Fet, pur collegando lidea del Creatore con la natura
ostile, vede in essa una certa animazione:
pregano le stelle, brillano e rdeiut,
prega la luna, nuotando nel blu.
Dio e la natura viva
Le piante in rapporto a Dio sono ricordate soltanto da M.Lomonosov e A.Blok,
ma in forma generica: i campi, il bosco, i fiori. Per quanto
riguarda gli animali, soltanto G.Derzhavin scrive della catena di
esseri, e Esenin, famoso poeta della campagna russa, scrive dei
cavalli. Con tutta probabilita le piante e gli animali appaiono troppo
vicini e comprensibili per essere divini.
Il Creatore e luomo
Ancora una questione
agita i poeti russi: il posto delluomo davanti a Dio e il posto di Dio
nella vita delluomo. Sia V.Kjuchelbecher che D.Merezhkovskij vedono il
posto del Creatore nelle profondita dellanima umana. A.Fet scrive che il
Creatore e inattingibile non per la creazione del mondo, ma per il fatto
che il Suo fuoco brucia nelluomo impotente ed effimero. F.Glinka e grato a
Dio per il fatto che
a me, abbandonato nel deserto
hai dato le ali per volare.
Il quadro piu esplicito e quello
rappresentato da G.Derzhavin:
Io davanti a Te sono nulla.
Nulla! Ma Tu splendi in me
Con la grandezza dei Tuoi beni
Messo li, mi passa accanto, nella pietosa
meta della natura io sono quello
dove Tu hai terminato le tue creature corporee,
dove hai cominciato gli spiriti celesti
e la catena degli esseri hai legato tutta a me.
G.Derzhavin definisce luomo come
il legame dei mondi. Questa stessa idea viene espressa in modo
completamente diverso da S.Esenin: Lanima si rattrista dei cieli
Degli ateisti
Il bilancio di questa rapidissima e superficile sintesi puo essere tirato
con laiuto della poesia Lateo di Polezhaev. Il poeta chiama ateo luomo
senzanima, intelligenza ne vista. Poiche Dio si rivela allo
sguardo nei fenomeni della natura, che e impossibile non notare; mentre
lanima e il luogo in cui Dio abita, e per non accorgersi di Lui bisogna
essere disumani. |